Daredevil (serie televisiva)

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Daredevil
Logo della serie televisiva
PaeseStati Uniti d'America
Anno
Formatoserie TV
Genereazione, supereroi, giallo
Stagioni3
Episodi39
Durata48-61 min (episodio)
Lingua originaleinglese, giapponese, cinese
Crediti
IdeatoreDrew Goddard
SoggettoStan Lee, Bill Everett (fumetto)
Interpreti e personaggi
Doppiatori e personaggi
MusicheJohn Paesano
ProduttoreKati Johnston
Produttore esecutivoSteven S. DeKnight (st. 1), Drew Goddard, Jeph Loeb, Joe Quesada, Jim Chory, Dan Buckley, Stan Lee, Alan Fine, Cindy Holland, Kris Henigman, Allie Goss, Peter Friedlander, Doug Petrie, Marco Ramirez
Casa di produzioneMarvel Television
ABC Studios
DeKnight Productions (st. 1)
Goddard Textiles
Prima visione
Distribuzione originale
Dal10 aprile 2015
Al19 ottobre 2018
DistributoreNetflix
Distribuzione in italiano
Dal22 ottobre 2015
Al19 ottobre 2018
DistributoreNetflix
Opere audiovisive correlate
Spin-offThe Punisher
AltreSerie televisive del Marvel Cinematic Universe

Marvel's Daredevil, nota semplicemente come Daredevil, è una serie televisiva statunitense sviluppata per Netflix da Drew Goddard e basata sull'omonimo personaggio dei fumetti Marvel Comics. La serie è ambientata all'interno del Marvel Cinematic Universe (MCU), ed è il primo di una serie di show che conducono al crossover The Defenders. La serie è prodotta dalla Marvel Television in associazione con gli ABC Studios e Goddard Textiles e con DeKnight Productions per la prima stagione. Steven S. DeKnight è lo showrunner della prima stagione, sostituito da Doug Petrie e Marco Ramirez per la seconda stagione; Goddard ha il ruolo di consulente creativo.

Charlie Cox interpreta il protagonista Matt Murdock, un avvocato cieco che di notte combatte il crimine nei panni di Daredevil. Il cast principale comprende inoltre Deborah Ann Woll, Elden Henson e Rosario Dawson, Toby Leonard Moore, Vondie Curtis-Hall, Bob Gunton, Ayelet Zurer e Vincent D'Onofrio nella prima stagione e Jon Bernthal, Élodie Yung e Stephen Rider nella seconda. La serie è girata a New York.

La prima stagione di Daredevil è stata distribuita il 10 aprile 2015. Il 21 aprile 2015 Marvel e Netflix hanno rinnovato la serie per una seconda stagione, che è stata distribuita il 18 marzo 2016. Nel luglio 2016 la serie è stata rinnovata per una terza stagione che è stata poi distribuita il 19 ottobre 2018. Una serie spin-off, The Punisher, è stata ordinata nell'aprile 2016 (distribuita il 17 novembre 2017).

Uno dei temi sottostanti a queste serie è il viaggio spirituale di Matt Murdock basato sulla sua fede cattolica. Un tema ricorrente nella serie è il conflitto di coscienza di Matt mentre cerca di combattere il male senza però diventarne partecipe lui stesso con le sue proprie azioni. La sua bussola morale gli impone il principio di mai uccidere una persona umana nella ricerca di ristabilire giustizia nella città. Se da una parte si rende conto che l'unico modo per fermare certi furfanti è con luso della forza, allo stesso tempo si trova in conflitto sul pericolo di diventare lui stesso il Diavolo quando è costretto a rispondere alla violenza con altrettanta violenza. Ed ecco che il titolo della seria diventa un gioco di parole, nel confine sottile tra l'essere un daredevil con le azioni audaci e l'essere un diavolo con azioni che sconfinano con la malvagità.

Altro tema di rilievo è quello della cecità di Matt: egli vive in un mondo di oscurità, e teme di soccombere egli stesso all'oscurità. Mentre nella sua condizione di cecità gli vengono esaltate altre abilità fisiche, tuttavia ha il timore della cecità interiore che non gli permetta di vedere la via della giustizia (nel senso dell'essere giusti), similmente al rimprovero di Gesù ai farisei in Matteo 15,12-14.

Stagione 1 Episodio 1 Sul ring : la scena nel confessionale

(EN)

«One of the interesting things about the show is that it takes Matt’s faith seriously, which allows his worldview to weave around those of his more secular friends. In Matt’s worldview, he was blinded and gained superpowers so that he would be able to fight injustice for God. In his worldview, his spiritual state is more important than his physical, hence why he doesn’t mind getting kicked around and beaten up in the course of making New York a better place. When we met him in season one Matt sat in a confessional, speaking to Father Paul Lantom, asking forgiveness for violence he hadn’t committed yet. ... it would seem that Matt has given into “the devil” within him, betrayed his father’s deepest wish for him, and begun using violence for the greater good, and realized that he needs a moral core so he doesn’t lose himself. So, he turns to the church — specifically his old childhood church, which turns out to have even more ties to his life than he realizes.»

(IT)

«Una delle cose interessanti di questa serie è la serietà con cui affronta la questione della fede di Matt; quest'ultima infatti fa sì che la sua visione del mondo sia ben diversa da quella dei suoi amici più laicisti. Nella prospettiva di Matt, la sua cecità gli ha concesso dei superpoteri affinché potesse combattere l'ingiustizia per conto di Dio. Nella sua prospettiva, il suo stato spirituale ha più importanza di quello fisico, motivo per cui sopporta l'essere preso a calci e picchiato mentre cerca di fare di New York un luogo migliore. Quando lo incontriamo nella prima stagione Matt è seduto in un confessionale, dove parla con Padre Paul Lantom e chiede perdono per della violenza che stava per commettere. ... Sembrerebbe che Matt abbia ceduto al “diavolo” dentro di lui, abbia tradito il desiderio più profondo del padre nei suoi confronti, abbia iniziato ad esercitare violenza con la scusa di un bene maggiore, ma che si sia anche reso conto di aver bisogno di una base di moralità onde evitare di perdersi del tutto. Pertanto si rivolge alla chiesa — in particolare la chiesa della sua infanzia, la quale risulterà avere molti più legami con la sua storia di quanto egli se ne renda conto.»

(Leah Schnelbach, Daredevil Succeeds When Matt Murdock Gets His Catholic Mojo Back)

Spezzone di filmato

Copione della scena

Matt: "Mi benedica Padre, perché ho peccato. E' passato... troppo tempo dall'ultima confessione. Mio padre veniva in questa chiesa quando io ero piccolo. Era un lottatore, un pugile. Vecchia scuola. Beh, perdeva quasi tutti gli incontri. Vinti 24, persi 31, prima che... Però incassava bene. Cristo se incassava bene."
Father Lantom: "Bada a come parli."
Matt: "Mi scusi tanto. Gli avversari dicevano che era come picchiare una quercia. Le volte in cui mio padre stava per essere battuto, si faceva colpire finché l'altro non si rompeva le mani. Non è mai finito KO in realtà. E' andato al tappeto, questo sì, ma è sempre tornato in piedi. Ha perso sempre stando in piedi. E poi, di tanto in tanto, ecco, di tanto in tanto veniva colpito e, gli scattava qualcosa e reagiva. Mia nonna era una cattolica convinta. Le sarebbe piaciuta, era timorata di Dio. Lei diceva sempre, "state molto attenti ai Murdock, hanno il diavolo in corpo". E qualche volta lo vedevi in mio padre, sul ring. I suoi occhi si spegnevano e lentamente andava verso l'avversario con le mani ai suoi fianchi come se non temesse niente. E il suo rivale vedeva quello sguardo e cercava di fuggire in qualche modo. Nah, mio padre lo inseguiva dappertutto, e quel punto lo metteva all'angolo. E faceva uscire il diavolo. E non riuscivo a capire come si sentisse nel profondo, no non lo capivo per niente. Almeno non allora."
Father Lantom: "E invece lo capisci adesso? Forse sarebbe più facile se mi dicessi che cos'hai fatto."
Matt: "Non sono venuto a pentirmi per ciò che ho fatto, ma a chiedere perdono per ciò che sto per fare."
Father Lantom: "No, non è così che funziona. Ma che cos'hai in mente di preciso?"

Tematiche inerenti alla fede

I nonni, via di trasmissione della fede

Matt fa riferimento, nel suo dialogo con Padre Lanton nel confessionale, alla fede convinta della nonna.

Papa Francesco parlò dell'importanza dei nonni nella trasmissione della fede alle generazioni, durante un incontro nell'Aula Paolo VI:

«La Chiesa guarda alle persone anziane con affetto, riconoscenza e grande stima. Esse sono parte essenziale della comunità cristiana e della società. Non so se avete sentito bene: gli anziani sono parte essenziale della comunità cristiana e della società. In particolare rappresentano le radici e la memoria di un popolo. Voi siete una presenza importante, perché la vostra esperienza costituisce un tesoro prezioso, indispensabile per guardare al futuro con speranza e responsabilità. La vostra maturità e saggezza, accumulate negli anni, possono aiutare i più giovani, sostenendoli nel cammino della crescita e dell’apertura all’avvenire, nella ricerca della loro strada. Gli anziani, infatti, testimoniano che, anche nelle prove più difficili, non bisogna mai perdere la fiducia in Dio e in un futuro migliore. Sono come alberi che continuano a portare frutto: pur sotto il peso degli anni, possono dare il loro contributo originale per una società ricca di valori e per l’affermazione della cultura della vita. ...

E che dire del loro ruolo nell’ambito familiare? Quanti nonni si prendono cura dei nipoti, trasmettendo con semplicità ai più piccoli l’esperienza della vita, i valori spirituali e culturali di una comunità e di un popolo! Nei Paesi che hanno subito una grave persecuzione religiosa, sono stati i nonni a trasmettere la fede alle nuove generazioni, conducendo i bambini a ricevere il battesimo in un contesto di sofferta clandestinità.

In un mondo come quello attuale, nel quale sono spesso mitizzate la forza e l’apparenza, voi avete la missione di testimoniare i valori che contano davvero e che rimangono per sempre, perché sono inscritti nel cuore di ogni essere umano e garantiti dalla Parola di Dio. Proprio in quanto persone della cosiddetta terza età voi, o meglio noi – perché anch’io ne faccio parte –, siamo chiamati a operare per lo sviluppo della cultura della vita, testimoniando che ogni stagione dell’esistenza è un dono di Dio e ha una sua bellezza e una sua importanza, anche se segnate da fragilità. ...

E’ importante anche favorire il legame tra generazioni. Il futuro di un popolo richiede l’incontro tra giovani e anziani: i giovani sono la vitalità di un popolo in cammino e gli anziani rafforzano questa vitalità con la memoria e la saggezza. E parlate con i vostri nipotini, parlate. Lasciate che loro vi facciano domande. Sono di una peculiarità diversa dalla nostra, fanno altre cose, a loro piacciono altre musiche…, ma hanno bisogno degli anziani, di questo dialogo continuo. Anche per dare loro la saggezza. Mi fa tanto bene leggere di quando Giuseppe e Maria portarono il Bambino Gesù – aveva 40 giorni, il bambino – al tempio; e lì trovarono due nonni [Simeone e Anna], e questi nonni erano la saggezza del popolo; lodavano Dio perché questa saggezza potesse andare avanti con questo Bambino. Sono i nonni ad accogliere Gesù nel tempio, non il sacerdote: questo viene dopo. I nonni. E leggete questo, nel Vangelo di Luca (Luca 2,22-40), è bellissimo!»

(Papa Francesco, Discorso all'Associazione Nazionale Lavoratori Anziani, 15 ottobre 2016)

Dal padre terreno al Padre celeste

Sempre nel dialogo in confessionale con Padre Lantom, Matt mette in evidenza il rapporto con suo padre, e il modo in cui ha segnato Matt al punto da diventare quello che è oggi, in positivo o in negativo. Ma il fatto che Matt si rivolge ad un sacerdote in confessione, dimostra la sua ricerca di un rapporto con il Padre celeste che gli dia una direzione morale e una via di salvezza. Se da una parte il rapporto con il padre terreno lo ha educato nella virtù umana della fortezza, Matt cerca invece nel Padre celeste la via della virtù della giustizia. Matt ha avuto un rapporto positivo con il padre terreno, e ha una grande stima nei confronti di quest'uomo che ha voluto sempre il suo bene.

Padre Raniero Cantalamessa ha toccato più volte il tema della paternità umana nei confronti della paternità divina:

«Chissà perché, la letteratura, l’arte, lo spettacolo, la pubblicità sfruttano tutti un solo rapporto umano: quello a sfondo sessuale tra l’uomo e la donna, tra marito e moglie. ... Lasciamo invece quasi del tutto inesplorato un altro rapporto umano che è universale e vitale, un’altra delle grandi fonti di gioia della vita: il rapporto padre - figli, la gioia della paternità. Se ne è occupata un po’ la psicologia moderna, ma quasi solo in chiave negativa, per mettere in luce i conflitti padre – figlio. Se invece si scava con serenità e obiettività nel cuore dell’uomo si scopre che, nella stragrande maggioranza delle persone normali, un rapporto riuscito, intenso e sereno, con i figli è, per un uomo adulto e maturo, non meno importante e appagante che il rapporto uomo – donna. Sappiamo, d’altra parte, quanto questo rapporto sia importante anche per il figlio o la figlia e il vuoto tremendo che lascia la sua mancanza.

Secondo la Scrittura, come il rapporto uomo – donna ha il suo modello nel rapporto Cristo – Chiesa, così il rapporto padre – figlio ha il suo modello nel rapporto tra Dio Padre e il Figlio suo Gesù. Da Dio Padre, dice san Paolo, “ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome” (Efesini 3,14-15), cioè trae esistenza, senso e valore. Ma come il cancro attacca, di solito, gli organi più delicati nell’uomo e nella donna, così la potenza distruttrice del peccato e del male attacca i gangli più vitali dell’esistenza umana. Non c’è nulla che sia sottoposto all’abuso, allo sfruttamento e alla violenza quanto il rapporto uomo – donna e non c’è nulla che sia così esposto alla deformazione come il rapporto padre – figlio: autoritarismo, paternalismo, ribellione, rifiuto, incomunicabilità… La psicanalisi ha creduto di scorgere nell’inconscio di ogni figlio il cosiddetto complesso di Edipo, cioè il segreto desiderio di uccidere il padre. Ma senza scomodare la psicanalisi di Freud, la cronaca si incarica di metterci sotto gli occhi ogni giorno fatti terribili a questo riguardo. Questa è un’opera tipicamente diabolica. Il nome “diavolo”, preso alla lettera, significa colui che divide, che separa. Egli non si accontenta più di mettere una classe sociale contro un’altra, e neppure un sesso contro l’altro, gli uomini contro le donne e le donne contro gli uomini. Vuole colpire ancora più a fondo: tenta di mettere i padri contro i figli e i figli contro i padri e spesso ci riesce. Viene così avvelenata una delle sorgenti più pure di gioia della vita umana e uno dei fattori più importanti di equilibrio e maturazione della persona umana. La sofferenza è reciproca, anche se in questo caso limitiamo il nostro discorso ai padri. Ci sono padri la cui più profonda sofferenza nella vita è di essere rifiutati, o addirittura disprezzati dai figli, per i quali hanno fatto tutto quello che hanno fatto. E ci sono figli la cui più profonda e inconfessata sofferenza è di sentirsi incompresi o rifiutati dal padre, e che, in un momento di rabbia, si sono magari sentiti dire in faccia dal proprio padre: “Tu non sei mio figlio!”. Cosa può fare la fede per neutralizzare quest’opera satanica nella nostra società? Quando nacque Giovanni Battista l’angelo disse che uno dei suoi compiti sarebbe stato quello di “ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i cuori dei figli verso i padri” (cfr. Luca 1,17; Malachia 3,24). Bisogna continuare quest’opera del Precursore. Lanciare l’iniziativa di una grande riconciliazione, di una guarigione dei rapporti malati tra padri e figli, smascherando e neutralizzando l’opera di Satana. Non che io abbia la ricetta in mano e la soluzione, so però chi ce l’ha: lo Spirito Santo! In seno alla Trinità egli è l‘amore tra Padre e Figlio. Questa è la sua caratteristica personale che porta dovunque arriva. Perciò quando tra un padre e un figlio terreni entra lo Spirito Santo, questo rapporto si rinnova, nasce un sentimento nuovo di paternità e un sentimento nuovo di figliolanza. È lui infatti che insegna a gridare: Abba!, cioè papà, padre mio! padre caro! Egli riconcilia e risana tutto ciò che sfiora. È il balsamo divino che guarisce le ferite profonde dell’anima, giungendo là dove nessuna psicanalisi può arrivare. A lui la Chiesa rivolge la preghiera: “Sana ciò che sanguina”. E il cuore di molti padri e di molti figli sanguina, infatti, ed ha bisogno di essere risanato. Cosa fare? Anzitutto credere. Ritrovare la fiducia nella paternità che non è un fatto solo biologico, ma un mistero e una partecipazione alla paternità stessa di Dio. Chiedere a Dio il dono della paternità, di saper essere padre. Chiedergli lo Spirito Santo. Poi sforzarsi anche di imitare il Padre celeste. San Paolo, dopo aver tratteggiato il rapporto moglie – marito, così delineava, il rapporto padri – figli:

Voi, figli, obbedite ai vostri genitori in tutto; ciò è gradito al Signore. Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino”
(Colossesi 3,18-21)

Ai figli raccomanda l’obbedienza, ma un’obbedienza filiale, non da schiavi o da militari. Ma lasciamo da parte i doveri dei figli. (Avremo altre occasioni di parlare ad essi , senza contare che i padri di oggi sono i figli di ieri e i figli di oggi saranno i padri di domani e che quindi il discorso interessa tutti). Cosa si richiede ai padri? Di “non esasperare” i figli; cioè, positivamente, di avere pazienza, comprensione, di non esigere tutto subito, saper aspettare che i figli maturino, saper scusare gli sbagli. Non scoraggiare con continui rimproveri e osservazioni negative, ma piuttosto incoraggiare ogni piccolo sforzo. Comunicare senso di libertà, di protezione, di fiducia in se stessi, di sicurezza. Come fa Dio, che dice di voler essere per noi una “roccia di difesa” e un “aiuto sempre vicino nelle angosce” (Salmo 46) A un padre che volesse sapere tutto quello che non deve fare nei confronti del figlio, consiglierei di leggere la famosa Lettera al padre di F. Kafka. Il padre gli aveva chiesto perché mai avesse paura di lui e lo scrittore gli risponde con questa lettera intrisa di amore e di tristezza. Quello che rimprovera al padre è soprattutto di non essersi mai reso conto del “potere” tremendo che egli aveva, in bene e in male, su di lui. Con i suoi perentori: “E non una parola di replica!”, l’aveva inibito fino a fargli disimparare quasi a parlare. Portava a casa da scuola una gioia, una piccola impresa infantile, o un buon risultato? La reazione era : “Ho altro a cui pensare io!”. (“Altro cui pensare” era il suo lavoro, il negozio). Mentre si intravede, da qualche raro squarcio positivo, quello che egli avrebbe potuto essere per il figlio: l’amico, il confidente, il modello, il mondo intero. Non avere paura di imitare qualche volta, alla lettera, Dio Padre e dire al proprio figlio o figlia, se le circostanze lo richiedono, da soli o davanti ad altri: “Tu sei mio figlio diletto! Tu sei mia figlia diletta! Di te mi sono compiaciuto!” Cioè, sono fiero di te, di essere tuo padre! Se viene dal cuore e al momento giusto, questa parola fa miracoli, mette le ali al cuore del ragazzo o della ragazza. E per il padre è come generare una seconda volta, più consapevolmente, il proprio figlio. Una cosa soprattutto è necessario imitare, di Dio Padre: egli “fa piovere sui giusti e sugli ingiusti”. Dio ci vorrebbe migliori di come siamo, più buoni, ma ci accetta e ci ama già così come siamo, ci ama in speranza. Anche un padre terreno (qui il discorso vale però anche per le mamme) non deve amare solo il figlio ideale, quello che aveva vagheggiato: brillante a scuola, educato, riuscito in tutto…Deve amare il figlio reale che il Signore gli ha dato, stimarlo per quello che è e che può fare. Quante frustrazioni si risolvono accettando serenamente la volontà di Dio circa i figli, pur naturalmente facendo ogni sforzo educativo su di essi. Termino formulando a tutti i papà in ascolto un augurio: che i vostri figli siano ora la vostra gioia, un domani il vostro sostegno e in cielo la vostra corona.»

(Raniero Cantalamessa, “Tu sei mio figlio!” - Predica per la festa del Battesimo del Signore[1])

Stagione 1 Episodio 2 Un improbabile alleato

Dopo che Daredevil tramortisce un agente segreto russo che lo stava inseguendo fin dentro l'apartamento di Claire, vi è la scena del dialogo tra Daredevil e Claire nel quale le chiede in modo diretto di dire il motivo per cui lo vuole aiutare. La loro conversazione ruota intorno all'identità di Daredevil, in maniera quasi simile al brano del Vangelo in cui Gesù chiede ai suoi discepoli di dichiarare la loro comprensione della sua identità "Voi chi dite che io sia?" (Marco 8,27-28).

In qualità di vigilante, Daredevil cerca di portare giustizia a coloro che necessitano di giustizia, ricorrendo anche all'uso della forza per contrastare coloro che perpetrano ingiustizia nella città. In qualche modo egli è una figura di messia, sebbene molto diverso da Gesù Cristo nel suo approccio. Claire Temple ammira Daredevil ma ne ha anche paura. Quando accenna alla gente che Daredevil ha aiutato, e Daredevil la invita a non aver paura, il discorso sembrerebbe quasi richiamare la rassicurazione di Gesù quando risponde ai dubbi dei discepoli di Giovanni il Battista (Matteo 11,2-6).

Quando Claire dimostra la sua ammirazione per la capacità di Daredevil di subire percosse e mantenere la dignità, Daredevil lo attribuisce alla sua educazione Cattolica. Forse vuole fare riferimento in qualche modo all'insegnamento di Gesù riguardo al porgere l'altra guancia nel contesto del Discorso della Montagna (Matteo 5,38-39), anche se lui è invece disposto ad utilizzare la forza per arrestare l'ingiustizia dei malfattori.

Spezzone di filmato

Copione della scena

Claire Temple: "Non pensavo di arrivare a questo punto."
Daredevil: "Ah sì? E che cosa pensavi?"
Claire Temple: "Ho soltanto soccorso un uomo che stava tanto male."
Daredevil: "Davvero? Tutto qui?"
action: "Claire dà un'occhiata al russo tramortito"
Claire Temple: "Vuoi parlarne proprio adesso, davanti a lui?"
Daredevil: "E' svenuto."
Claire Temple: "E se stesse fingendo?"
action: "Matt ascolta attentamente"
Daredevil: "Non finge."
Claire Temple: "Senti, quello che hai appena fatto, è questo che voglio capire. Ho trovato un tizio in un cassonetto, e poi ho scoperto che è una specie di giustiziere cieco che fa delle cose assurde come odorare l'acqua di colonia al di là dei muri, o capire se uno è svenuto veramente o se fa solo finta. E come se non bastasse, riesce a sopportare un dolore fortissimo senza lamentarsi nemmeno."
Daredevil: "L'ultima è da buon cattolico no?"
Claire Temple: "Quindi devo solo avere fede, credendo che sia la cosa giusta?"
Daredevil: "Non ti porti un uomo moribondo in casa semplicemente perché hai fede. Sapevi già se era la cosa giusta o no. Perché mi stai aiutando?"
action: "Claire continua con l'elencare la quantità di persone incontrate in qualità di infermiera, le quali sono state aiutate da Daredevil."
Claire Temple: "Si è già sparsa la voce Mike. E voglio fidarmi di quello che stai facendo, con tutta me stessa. Ma questo?"
Daredevil: "Lo so che hai paura. Ma non devi cedere al timore. Perché se lo fai, uomini come lui vincono."

Stagione 1 Episodio 9 Parli del diavolo, scena del cappuccino

(EN)

«Confessing a sin you haven’t committed yet is bad-ass, yes, but it also isn’t doctrinally sound. You can’t pre-pent. Even a severely lapsed Catholic would know that, which means that Matt has not come to confession in good faith. But the basement latte conversation that he and Father Lantom share a few weeks later is in good faith. Lantom knows who Matt is, he respects him, and as the season goes on he doesn’t chastise him for being Daredevil, he just tries to nudge him away from murder. From this point forward we can assume that Lantom is his literal Father Confessor, and that Matt, who takes his Catholicism seriously, is keeping himself as morally upright as possible, and probably giving confessions and receiving communion as regularly as he can. Especially given that any night of Daredeviling could be his last.»

(IT)

«Confessare un peccato non ancora commesso sarà forse un gesto cazzuto, ma non certo allineato con la dottrina. Non ti puoi pentire in anticipo. Anche un cattolico non praticante lo sa, il che significa che Matt non viene a confessarsi in buona fede. Eppure la conversazione che avrà con Padre Lantom intorno ad un cappuccino qualche settimana dopo avverrà in buona fede. Lantom sa chi è Matt, e ne ha rispetto, e man mano che la stagione avanza Lantom non lo rimprovera per essere Daredevil, semplicemente cerca di allontanarlo dalla via dell'omicidio. Da questo punto in poi possiamo presumere che Lantom è a tutti gli effetti il suo padre confessore, e che Matt, il quale prende sul serio il proprio cattolicesimo, si mantiene il più possibile retto moralmente, e con ogni probabilità si confessa a riceve la comunione con regolarità. Specialmente considerando con una qualsiasi notte del suo fare Daredevil potrebbe essere l'ultima.»

(Leah Schnelbach, Daredevil Succeeds When Matt Murdock Gets His Catholic Mojo Back)

Spezzone di filmato

Copione della scena

Father Lantom: "Iniziavo a chiedermi se ti avrei rivisto."
Matt: "Ecco, sono stato impegnato."
Father Lantom: "Hmm. Bene, sono dentro, se ti vuoi confessare."
Matt: "Uh, Padre? Le andrebbe di prendere quella tazza di cappuccino?"
Father Lantom: "Zucchero?"
Matt: "No."
Father Lantom: "Allora, che ti preoccupa, Matthew?"
Father Lantom: "Non è stato difficile scoprirlo. Le persone si ricordano di Jack Murdock da queste parti, e della vicenda del figlio. La segretezza della confessione vale sebbene bevi un cappuccino. Se è ciò che ti turba."
Matt: "Lei ci crede nel diavolo Padre?"
Father Lantom: "Vuoi dire come concetto?"
Matt: "No. Lei crede che esista? Nel nostro mondo, in mezzo a noi."
Father Lantom: "Vuoi la riposta più breve o la più lunga?"
Matt: "Solo la verità."
Father Lantom: "Quando ero un seminarista, ero più diligente che devoto, più scettico di molti miei compagni. Avevo una teoria e ne parlavo approfonditamente quando potevo, con chiunque incontrassi. Per me il diavolo non aveva importanza. Una figura minore nel quadro generale."
Matt: "Non è molto cattolico."
Father Lantom: "Mm, sì. Ma in mia difesa, nelle Sacre Scritture, la parola ebraica "Satana" in realtà vuole dire "avversario". Si applica a qualunque antagonista. Angeli ed esseri umani, sovrani e serpenti. I teologi del Medioevo hanno reinterpretato quei versetti come se si trattasse di un mostro, di un nemico. Nel mio fervore giovanile io pensavo fosse per propaganda. Per spingere le persone ad andare in chiesa."
Matt: "Quindi secondo lei non esiste."
Father Lantom: "Ho forse finito di parlare?"
Matt: "Scusi."
Father Lantom: "Anni dopo, mi trovavo in Rwanda per aiutare le chiese locali a creare dei luoghi di rifugio per i profughi. Ed ero amico dell'anziano del villaggio, Gahiji. Lui aveva il rispetto delle altre tribù, degli Hutu e dei Tutsi. Gahiji li aiutava: nelle epidemie, nella carestia. I militari costringevano gli Hutu ad uccidere i propri vicini con dei machete. Però nessuno avrebbe mai toccato Gahiji. Dicevano, "Come si può uccidere un uomo così buono?" E il comandante ha dato ad alcuni soldati l'ordine di tagliargli la testa, di fronte all'intero villaggio. Gahiji non ha opposto resistenza. Ha chiesto solo di poter dire addio alla famiglia. Ma neanche più i soldati volevano più ucciderlo a quel punto. Hanno chiesto al comandante il permesso di sparargli. Per dargli una morte rapida. Il comandante ha voluto conoscere l'uomo che aveva il rispetto di tutti. E' andato da Gahiji, è stato a parlare con lui per molte ore. Poi lo ha portato di fronte agli abitanti e lo ha fatto a pezzi, col resto della sua famiglia. In quell'uomo che aveva ucciso Gahiji ho visto il Diavolo. Quindi sì, Matthew, credo che sia in mezzo a noi, che prende varie forme."
Matt: "E se avesse potuto fermarlo, impedirgli di fare ancora del male?"
Father Lantom: "Fermarlo come?"

Stagione 2 Episodio 4 Penny e decino

Spezzone di filmato

Copione della scena

Matt: "It was a nice sermon."
Father Lantom: "Thank you."
Matt: "Most priests would have found something kind to say about the man himself, but..."
Father Lantom: "I said he came to church. Nothing shines up a halo faster than a death, Matthew. But funerals are for the living... and revising history... only dilutes the lessons we should learn from it."
Matt: "It wasn't my fault."
Father Lantom: "What wasn't?"
Matt: "Grotto's death."
Father Lantom: "No one said it was."
Matt: "Yeah. There's a new man in town, he's, uh... killing people in cold blood."
Father Lantom: "Yeah, I read about what happened with the Irish. Must have been a... busy couple nights."
Matt: "Yeah, I did everything I could to... uh, protect my client."
Father Lantom: "That work is done, Matthew."
Matt: "Because I failed."
Father Lantom: "At least you tried."
Matt: "Well, like you said, his life had value. A whole world's been lost and others are dying one after the other..."
Father Lantom: "Matthew, what are you looking for?"
Matt: "Forgiveness."
Father Lantom: "For what?"
Matt: "Uh... not doing more?"
Father Lantom: "You just said you did everything you could. If you're the man I understand you to be, I'm sure that's true."
Matt: "Then why do I still feel guilty?"
Father Lantom: "Guilt can be a good thing. It's the soul's call to action. The indication that... something is wrong. The only way... to rid your heart of it... is to correct your mistakes and keep going... until amends are made. I don't know what you didn't do or what you should have done... but the guilt... the guilt... means your work is not yet finished."
Matt: "Thank you."

Stagione 3 Episodio 1 Resurrezione

During the course of Season 2, Matt's decisions seem to have taken him along a path in which he feels that he has lost himself and betrayed his relationship with God. His near death at the end of Season 2 was almost intended to be a suicide, an act of despair. In fact, in the opening scene of Season 3, Matt

(EN)

«is not grateful for his miraculous survival, and he doesn’t thank the nuns for saving his life—he’s too busy obsessing over Elektra. He knows that whatever arguments he made about wanting to bring Elektra “back to the light” he walked into Midland Circle with the other Defenders with no intention of walking back out. He knows he was committing suicide. He chose sexy death with Elektra over being God’s superhero. Father Lantom seems to intuit at least some of this, and immediately offers to hear his confession and give Matt Communion.

Because, again, in this worldview Matt is in a state of sin. He is out of joint with God, Catholicism, and his universe, and until he repents of his decision at Midland Circle and receives Communion he is, spiritually speaking, %!*#°$. He and Lantom both believe this.

And Matt literally turns his back and tells his Father Confessor to “give it a rest.”

Over the next four episodes Matt rails against his faith, speaking about God not as New Atheist or as a Recovering Catholic but as a betrayed lover. There’s no external romantic plotline for Matt in this season, because his real romance is with God, and they’ve had one hell of a falling out. And for all Matt’s attempts to hit Nihilism up as a rebound chick, he just can’t quit the Lord.

But, tellingly, he just keeps talking about God, not to God—he ignores Sister Maggie and Father Lantom’s invitations to Mass (hell, Karen attends Mass before Matt does) and he certainly doesn’t pray… except for one notable exception.

At the end of the first episode he goes out hero-ing for the first time (back in an all-black outfit that is at least partially constructed from a nun’s wimple) and while he rescues a girl and her father, he ultimately loses the fight. The goons try to leave him in the street but he calls them back, throws one of them a metal pipe, and offers his throat, saying “God forgive me.”

The goons are understandably confused and bolt when they hear sirens approaching.

So that’s two suicide attempts now.

But of course that happens out in the street, away from his church, and away from the priest and nun who he’s desperately trying to impress with his anger.»

(IT)

«non è grato per essere sopravissuto miracolosamente, and he doesn’t thank the nuns for saving his life—he’s too busy obsessing over Elektra. He knows that whatever arguments he made about wanting to bring Elektra “back to the light” he walked into Midland Circle with the other Defenders with no intention of walking back out. He knows he was committing suicide. He chose sexy death with Elektra over being God’s superhero. Father Lantom seems to intuit at least some of this, and immediately offers to hear his confession and give Matt Communion.

Because, again, in this worldview Matt is in a state of sin. He is out of joint with God, Catholicism, and his universe, and until he repents of his decision at Midland Circle and receives Communion he is, spiritually speaking, %!*#°$. He and Lantom both believe this.

And Matt literally turns his back and tells his Father Confessor to “give it a rest.”

Over the next four episodes Matt rails against his faith, speaking about God not as New Atheist or as a Recovering Catholic but as a betrayed lover. There’s no external romantic plotline for Matt in this season, because his real romance is with God, and they’ve had one hell of a falling out. And for all Matt’s attempts to hit Nihilism up as a rebound chick, he just can’t quit the Lord.

But, tellingly, he just keeps talking about God, not to God—he ignores Sister Maggie and Father Lantom’s invitations to Mass (hell, Karen attends Mass before Matt does) and he certainly doesn’t pray… except for one notable exception.

At the end of the first episode he goes out hero-ing for the first time (back in an all-black outfit that is at least partially constructed from a nun’s wimple) and while he rescues a girl and her father, he ultimately loses the fight. The goons try to leave him in the street but he calls them back, throws one of them a metal pipe, and offers his throat, saying “God forgive me.”

The goons are understandably confused and bolt when they hear sirens approaching.

So that’s two suicide attempts now.

Ma ciò avviene chiaramente per strada, lontano dalla sua chiesa, e lontano dal sacerdote e dalla suora sui scarica disperatamente tutta la sua rabbia.»

(Leah Schnelbach, Daredevil Succeeds When Matt Murdock Gets His Catholic Mojo Back)