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Da Semi del Verbo, l'enciclopedia dell'influenza del Vangelo sulla cultura
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San Giustino (100-165 d.C.) afferma nella Apologia Seconda:
San Giustino (100-165 d.C.) afferma nella Apologia Seconda:
  1. Io allora, resomi conto che un velo di menzogna era disteso dai cattivi demoni sulle divine dottrine dei cristiani per traviare gli altri uomini, mi risi sia di chi diffondeva tali menzogne, sia di questo falso velo, sia dell'opinione dei più. 2. Io confesso di vantarmi e di combattere decisamente per essere trovato cristiano, non perché le dottrine di Platone siano diverse da quelle di Cristo, ma perché non sono del tutto simili, così come quelle degli altri, Stoici e poeti e scrittori. 3. Ciascuno infatti, percependo in parte ciò che è congenito al '''Logos divino sparso''' [nel greco '''τοῦ  σπερματικοῦ θειοῦ λογοῦ''', lett. '''il Verbo seminale (o "seminato") di Dio'''] nel tutto, formulò teorie corrette; essi però, contraddicendosi su argomenti di maggior importanza, dimostrano di aver posseduto una scienza non sicura ed una conoscenza non inconfutabile. 4. Dunque ciò che di buono è stato espresso da chiunque, appartiene a noi cristiani. Infatti noi adoriamo ed amiamo, dopo Dio, il Logos che è da Dio non generato ed ineffabile, poiché Egli per noi si è fatto uomo affinché, divenuto partecipe delle nostre infermità, le potesse anche guarire. 5. Tutti gli scrittori, attraverso il '''seme innato del Logos''', poterono oscuramente vedere la realtà. Ma una cosa è un seme ed un'imitazione concessa per quanto è possibile, un'altra è la cosa in sé, di cui, per sua grazia, si hanno la partecipazione e l'imitazione.
  1. Io allora, resomi conto che un velo di menzogna era disteso dai cattivi demoni sulle divine dottrine dei cristiani per traviare gli altri uomini, mi risi sia di chi diffondeva tali menzogne, sia di questo falso velo, sia dell'opinione dei più. 2. Io confesso di vantarmi e di combattere decisamente per essere trovato cristiano, non perché le dottrine di Platone siano diverse da quelle di Cristo, ma perché non sono del tutto simili, così come quelle degli altri, Stoici e poeti e scrittori. 3. Ciascuno infatti, percependo in parte ciò che è congenito al '''Logos divino sparso''' ''[nel greco '''τοῦ  σπερματικοῦ θειοῦ λογοῦ''', lett. '''il Verbo seminale (o "seminato") di Dio''']'' nel tutto, formulò teorie corrette; essi però, contraddicendosi su argomenti di maggior importanza, dimostrano di aver posseduto una scienza non sicura ed una conoscenza non inconfutabile. 4. Dunque ciò che di buono è stato espresso da chiunque, appartiene a noi cristiani. Infatti noi adoriamo ed amiamo, dopo Dio, il Logos che è da Dio non generato ed ineffabile, poiché Egli per noi si è fatto uomo affinché, divenuto partecipe delle nostre infermità, le potesse anche guarire. 5. Tutti gli scrittori, attraverso il '''seme innato del Logos''', poterono oscuramente vedere la realtà. Ma una cosa è un seme ed un'imitazione concessa per quanto è possibile, un'altra è la cosa in sé, di cui, per sua grazia, si hanno la partecipazione e l'imitazione.
  (Giustino Martire, Apologia II, 13)
  (Giustino Martire, Apologia II, 13)



Versione delle 15:13, 19 ago 2020

Platone (sinistra) e Aristotele nell'affresco di Raffaello 1509, Scuola di Atene
San Paolo pronuncia il Discorso dell'Areopago in Athens, by Raphael, 1515.
Engraved plaque containing Apostle Paul's sermon, at the Areopagus, Athens, Greece.
Sermon on the Mount by Carl Bloch (1877)

Semina Verbi, o Semi del Verbo, è un progetto culturale con lo scopo di esaminare in che modo il Vangelo in particolare, e la Parola di Dio in generale, abbiano avuto influsso sulle culture dell'umanità, o anche in che modo la cultura e la creatività umana possano contenere semi di verità che non sono estranee alla Verità della Parola di Dio.

Origini dell'espressione

I padri apologisti

L'espressione risale a San Giustino, filosofo e martire, e a San Clemente di Alessandria.

San Giustino (100-165 d.C.) afferma nella Apologia Seconda:

1. Io allora, resomi conto che un velo di menzogna era disteso dai cattivi demoni sulle divine dottrine dei cristiani per traviare gli altri uomini, mi risi sia di chi diffondeva tali menzogne, sia di questo falso velo, sia dell'opinione dei più. 2. Io confesso di vantarmi e di combattere decisamente per essere trovato cristiano, non perché le dottrine di Platone siano diverse da quelle di Cristo, ma perché non sono del tutto simili, così come quelle degli altri, Stoici e poeti e scrittori. 3. Ciascuno infatti, percependo in parte ciò che è congenito al Logos divino sparso [nel greco τοῦ  σπερματικοῦ θειοῦ λογοῦ, lett. il Verbo seminale (o "seminato") di Dio] nel tutto, formulò teorie corrette; essi però, contraddicendosi su argomenti di maggior importanza, dimostrano di aver posseduto una scienza non sicura ed una conoscenza non inconfutabile. 4. Dunque ciò che di buono è stato espresso da chiunque, appartiene a noi cristiani. Infatti noi adoriamo ed amiamo, dopo Dio, il Logos che è da Dio non generato ed ineffabile, poiché Egli per noi si è fatto uomo affinché, divenuto partecipe delle nostre infermità, le potesse anche guarire. 5. Tutti gli scrittori, attraverso il seme innato del Logos, poterono oscuramente vedere la realtà. Ma una cosa è un seme ed un'imitazione concessa per quanto è possibile, un'altra è la cosa in sé, di cui, per sua grazia, si hanno la partecipazione e l'imitazione.
(Giustino Martire, Apologia II, 13)

E San Clemente di Alessandria (150-215 d.C.) afferma nei suoi Stromata:

Come gli agricoltori irrigano prima la terra, così anche noi irrighiamo con il fiume della conoscenza greca quel che in essa è terroso; affinché possa ricevere il seme spirituale che è stato gettato e lo possa nutrire. Gli Stromati conterranno la verità mescolata ai dogmi della filosofia, o piuttosto da essi coperta e nascosta, così come la parte commestibile della noce nel suo guscio. Nella mia opinione, è conveniente che i semi della verità siano conservati per i vignaioli della fede, e non altri. Non sono ignaro di quanto viene detto da certi che parlano a vanvera, i quali nella loro ignoranza sono spaventati da ogni rumore che sentono, e dicono che dovremmo occuparci di ciò che è più necessario e che contiene la fede; e che dovremmo passarci sopra a tutto ciò che è di più e superfluo, a tutto ciò che si logora e che ci trattiene in vano, a tutto ciò che non conduce al grande fine. Altri pensano addirittura che la filosofia è stata introdotta nel mondo dall'influenza malvagia di una persona maligna per la rovina degli uomini. Ma io vi mostrerò in tutti questi Stromati, che il male ha una natura malvagia, e non può produrre qualcosa di buono; da ciò si capisce che la filosofia è in un certo senso opera della Divina Provvidenza.
(Clemente di Alessandria, Stromata, Libro I cap. 1) tradotto direttamente dall'inglese per mancanza di fonte migliore

Mentre Eusebio di Caesarea (260-339 d.C.), nella sua Præparatio Evangelica, afferma che i Greci furono chiaramente influenzati nella loro filosofia dalle Scritture ebraiche. In questo anche lui afferma, sebbene da un altro punto di vista ancora, che tutto ciò che è di buono nella cultura umana è stata influenzata dalla Parola di Dio:

Il Libro precedente, il decimo della Preparazione Evangelica, aveva lo scopo di dimostrare, non con affermazioni mie proprie, ma per via di testimonianze esterne, che come i Greci non hanno contribuito alla sapienza umana dalle proprie risorse, semmai hanno prestato la forza e l'elegenza del linguaggio, mentre la filosofia l'hanno avuta dai Barbari, così non era tanto improbabile che non fossero a conoscenza degli Oracoli Ebraici, ma piuttosto che hanno in parte rubato anche da essi; visto che non erano nemmeno innocenti del furto degli sforzi letterari dei loro connazionali...
Inoltre nello stesso Libro abbiamo imparato, guardando bene alle date, che essi furono giovani in età e in sapienza, e che quindi non erano all'altezza della letteratura antica degli Ebrei.
Tali erano i contenuti del Libro precedente: ma in questo libro ci affrettiamo a pagare una specie di debito, ossia la promessa che fu data di dimostrare l'accordo tra i filosofi Greci e gli Oracoli Ebraici almeno in alcune se non in tutte le loro tesi dottrinali.

(Eusebio di Cæsarea, Præparazione Evangelica, Libro XI)


The patrologist Berthold Altaner (Patrologia, Marietti, 7ª ed., 1977) writes in regards to Justin the Martyr and his expressios “seeds of the Word”:

«Con la sua teoria del λόγος σπερματικός [logos spermatikos] Giustino getta un ponte tra la filosofia antica e il Cristianesimo. In Cristo apparve, in tutta la sua pienezza, il Logos divino, ma ogni uomo possiede nella sua ragione un germe (σπέρμα) del Logos. Questa partecipazione al Logos, e conseguente disposizione a conoscere la Verità, fu in alcuni particolarmente grande; cosí nei Profeti del giudaismo e, fra i greci, in Eraclito e Socrate. Molti elementi della verità sono passati, cosí egli opina, nei poeti e nei filosofi greci dell’antica letteratura giudaica, poiché Mosè era ritenuto lo scrittore assolutamente piú antico. Di conseguenza i filosofi, in quanto vissero e insegnarono conformemente alle regole della ragione, furono dei Cristiani, in un certo senso, prima della venuta di Cristo. Tuttavia solo dopo questa venuta i Cristiani sono entrati in possesso della verità totale e sicura, priva di ogni errore. Il pensiero teologico di San Giustino è fortemente influenzato dalla filosofia stoica e platonica» (pp. 70-71).

Roots in the Gospel and the New Testament writings

Jesus Christ compared himself to a sower of seeds when he proclaimed the Parable of the Sower to the crowds of people listening to Him.

3 And he spoke to them at length in parables, saying: “A sower went out to sow. 4 And as he sowed, some seed fell on the path, and birds came and ate it up. 5 Some fell on rocky ground, where it had little soil. It sprang up at once because the soil was not deep, 6 and when the sun rose it was scorched, and it withered for lack of roots. 7 Some seed fell among thorns, and the thorns grew up and choked it. 8 But some seed fell on rich soil, and produced fruit, a hundred or sixty or thirtyfold. 9 Whoever has ears ought to hear.” ... 18 “Hear then the parable of the sower. 19 The seed sown on the path is the one who hears the word of the kingdom without understanding it, and the evil one comes and steals away what was sown in his heart. 20 The seed sown on rocky ground is the one who hears the word and receives it at once with joy. 21 But he has no root and lasts only for a time. When some tribulation or persecution comes because of the word, he immediately falls away. 22 The seed sown among thorns is the one who hears the word, but then worldly anxiety and the lure of riches choke the word and it bears no fruit. 23 But the seed sown on rich soil is the one who hears the word and understands it, who indeed bears fruit and yields a hundred or sixty or thirtyfold.”
(Gospel of Matthew 13:3-9,18-23)

The speech of Saint Paul to the Athenians in the Areopagus is emblematic, as he refers to a known greek poet in order to make his point about the Gospel of Jesus, as well as making reference to their religious traditions:

16While Paul was waiting for them in Athens, he grew exasperated at the sight of the city full of idols. 17So he debated in the synagogue with the Jews and with the worshipers, and daily in the public square with whoever happened to be there. 18Even some of the Epicurean and Stoic philosophers engaged him in discussion. Some asked, “What is this scavenger trying to say?” Others said, “He sounds like a promoter of foreign deities,” because he was preaching about ‘Jesus’ and ‘Resurrection.’ 19They took him and led him to the Areopagus and said, “May we learn what this new teaching is that you speak of? 20For you bring some strange notions to our ears; we should like to know what these things mean.” 21Now all the Athenians as well as the foreigners residing there used their time for nothing else but telling or hearing something new.22Then Paul stood up at the Areopagus and said:“You Athenians, I see that in every respect you are very religious. 23For as I walked around looking carefully at your shrines, I even discovered an altar inscribed, ‘To an Unknown God.’ What therefore you unknowingly worship, I proclaim to you. 24The God who made the world and all that is in it, the Lord of heaven and earth, does not dwell in sanctuaries made by human hands, 25nor is he served by human hands because he needs anything. Rather it is he who gives to everyone life and breath and everything. 26He made from one the whole human race to dwell on the entire surface of the earth, and he fixed the ordered seasons and the boundaries of their regions, 27so that people might seek God, even perhaps grope for him and find him, though indeed he is not far from any one of us. 28For ‘In him we live and move and have our being,’ as even some of your poets have said, ‘For we too are his offspring.’ 29Since therefore we are the offspring of God, we ought not to think that the divinity is like an image fashioned from gold, silver, or stone by human art and imagination. 30God has overlooked the times of ignorance, but now he demands that all people everywhere repent 31because he has established a day on which he will ‘judge the world with justice’ through a man he has appointed, and he has provided confirmation for all by raising him from the dead.”32When they heard about resurrection of the dead, some began to scoff, but others said, “We should like to hear you on this some other time.” 33And so Paul left them. 34But some did join him, and became believers. Among them were Dionysius, a member of the Court of the Areopagus, a woman named Damaris, and others with them.
(Acts of the Apostles 17:16-34)

Magisterial Teachings of the Catholic Church

The Doctrine of the Seeds of the Word interpreted as truths of the Gospel being spread throughout human culture is also present in the teachings of the Second Vatican Council. The Decree on Missionary Activity Ad Gentes affirms:

In order that they may be able to bear more fruitful witness to Christ, let [Christians] ... acknowledge themselves to be members of the group of men among whom they live; let them share in cultural and social life by the various undertakings and enterprises of human living; let them be familiar with their national and religious traditions; let them gladly and reverently lay bare the seeds of the Word which lie hidden among their fellows.
(Ad Gentes, Ch. II, art. 1, n. 11)

Similarly the Dogmatic Constitution on the Church Lumen Gentium states:

Whatever good or truth is found amongst [those men who have not yet arrived at an explicit knowledge of God] is looked upon by the Church as a preparation for the Gospel.
(Lumen Gentium, n. 16)

The Declaration on non Christian religions, Nostra Aetate, uses the simile of a ray of light to express the same concept:

From ancient times down to the present, there is found among various peoples a certain perception of that hidden power which hovers over the course of things and over the events of human history; at times some indeed have come to the recognition of a Supreme Being, or even of a Father. This perception and recognition penetrates their lives with a profound religious sense. ... The Catholic Church rejects nothing that is true and holy in these religions. She regards with sincere reverence those ways of conduct and of life, those precepts and teachings which, though differing in many aspects from the ones she holds and sets forth, nonetheless often reflect a ray of that Truth which enlightens all men.
(Nostra Aetate n. 2)


Dopo il Concilio, le metafore dei semina Verbi e della praeparatio evangelica sono state riprese dai Sommi Pontefici. Paolo VI, nell’Esortazione apostolica sull’evangelizzazione, afferma:

«[Le religioni non-cristiane] sono tutte cosparse di innumerevoli “germi del Verbo” e possono costituire una autentica “preparazione evangelica”, per riprendere una felice espressione del Concilio Vaticano II tratta da Eusebio di Cesarea» (Evangelii nuntiandi, n. 53).

Da parte sua, Giovanni Paolo II, nella sua prima enciclica, scrive:

«Giustamente i Padri della Chiesa vedevano nelle diverse religioni quasi altrettanti riflessi di un’unica verità come “germi del Verbo”, i quali testimoniano che, quantunque per diverse strade, è rivolta tuttavia in una unica direzione la piú profonda aspirazione dello spirito umano, quale si esprime nella ricerca di Dio ed insieme nella ricerca, mediante la tensione verso Dio, della piena dimensione dell’umanità, ossia del pieno senso della vita umana» (Redemptor hominis, n. 11).


The Catechism of the Catholic Church states:

The Catholic Church recognizes in other religions that search, among shadows and images, for the God who is unknown yet near since he gives life and breath and all things and wants all men to be saved. Thus, the Church considers all goodness and truth found in these religions as "a preparation for the Gospel and given by him who enlightens all men that they may at length have life."
(CCC n. 843)


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