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Il patrologo Berthold Altaner (Patrologia, Marietti, 7ª ed., 1977) scrive a riguardo di Giustino Martire e le sue espressioni “semi del Verbo”:
Il patrologo Berthold Altaner scrive a riguardo di Giustino Martire e le sue espressioni “semi del Verbo”:


«Con la sua teoria del λόγος σπερματικός [logos spermatikos] Giustino getta un ponte tra la filosofia antica e il Cristianesimo. In Cristo apparve, in tutta la sua pienezza, il Logos divino, ma ogni uomo possiede nella sua ragione un germe (σπέρμα) del Logos. Questa partecipazione al Logos, e conseguente disposizione a conoscere la Verità, fu in alcuni particolarmente grande; così nei Profeti del giudaismo e, fra i greci, in Eraclito e Socrate. Molti elementi della verità sono passati, così egli opina, nei poeti e nei filosofi greci dell’antica letteratura giudaica, poiché Mosè era ritenuto lo scrittore assolutamente più antico. Di conseguenza i filosofi, in quanto vissero e insegnarono conformemente alle regole della ragione, furono dei Cristiani, in un certo senso, prima della venuta di Cristo. Tuttavia solo dopo questa venuta i Cristiani sono entrati in possesso della verità totale e sicura, priva di ogni errore. Il pensiero teologico di San Giustino è fortemente influenzato dalla filosofia stoica e platonica» (pp. 70-71).
{{citazione
| «Con la sua teoria del λόγος σπερματικός [logos spermatikos] Giustino getta un ponte tra la filosofia antica e il Cristianesimo. In Cristo apparve, in tutta la sua pienezza, il Logos divino, ma ogni uomo possiede nella sua ragione un germe (σπέρμα) del Logos. Questa partecipazione al Logos, e conseguente disposizione a conoscere la Verità, fu in alcuni particolarmente grande; così nei Profeti del giudaismo e, fra i greci, in Eraclito e Socrate. Molti elementi della verità sono passati, così egli opina, nei poeti e nei filosofi greci dell’antica letteratura giudaica, poiché Mosè era ritenuto lo scrittore assolutamente più antico. Di conseguenza i filosofi, in quanto vissero e insegnarono conformemente alle regole della ragione, furono dei Cristiani, in un certo senso, prima della venuta di Cristo. Tuttavia solo dopo questa venuta i Cristiani sono entrati in possesso della verità totale e sicura, priva di ogni errore. Il pensiero teologico di San Giustino è fortemente influenzato dalla filosofia stoica e platonica»  
| Berthold Altaner, ''Patrologia'', Marietti, 7ª ed., 1977, pp. 70-71
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=== Radici nel Vangelo e negli scritti Neo-Testamentari ===
=== Radici nel Vangelo e negli scritti Neo-Testamentari ===
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Gesù Cristo paragonò se stesso ad un seminatore quando proclamò la Parabola del Seminatore alle folle che lo ascoltavano.
Gesù Cristo paragonò se stesso ad un seminatore quando proclamò la Parabola del Seminatore alle folle che lo ascoltavano.


3 Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: "Ecco, il seminatore uscì a seminare. 4 Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. 5 Un'altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c'era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, 6 ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. 7 Un'altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. 8 Un'altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. 9 Chi ha orecchi, ascolti". 18 Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. 19 Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. 20 Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l'accoglie subito con gioia, 21 ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. 22 Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. 23 Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno".
{{citazione
(Vangelo di Matteo, 13,3-9.18-23)
| 3 Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: "Ecco, il seminatore uscì a seminare. 4 Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. 5 Un'altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c'era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, 6 ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. 7 Un'altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. 8 Un'altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. 9 Chi ha orecchi, ascolti". 18 Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. 19 Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. 20 Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l'accoglie subito con gioia, 21 ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. 22 Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. 23 Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno".
| Gesù Cristo, ''Vangelo di Matteo 13,3-9.18-23''
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È emblematico al riguardo il [[wikipedia:it:Discorso dell'Areopago|discorso di San Paolo agli ateniesi nell'Areopago]], in quanto cita un noto poeta greco come espediente per trasmettere il suo messaggio sul Vangelo. Fa anche riferimento alle loro tradizioni religiose, spiegandole alla luce del Vangelo:
È emblematico al riguardo il [[wikipedia:it:Discorso dell'Areopago|discorso di San Paolo agli ateniesi nell'Areopago]], in quanto cita un noto poeta greco come espediente per trasmettere il suo messaggio sul Vangelo. Fa anche riferimento alle loro tradizioni religiose, spiegandole alla luce del Vangelo:
16 Paolo, mentre li attendeva ad Atene, fremeva dentro di sé al vedere la città piena di idoli. 17 Frattanto, nella sinagoga, discuteva con i Giudei e con i pagani credenti in Dio e ogni giorno, sulla piazza principale, con quelli che incontrava. 18 Anche certi filosofi epicurei e stoici discutevano con lui, e alcuni dicevano: "Che cosa mai vorrà dire questo ciarlatano?". E altri: "Sembra essere uno che annuncia divinità straniere", poiché annunciava Gesù e la risurrezione. 19 Lo presero allora con sé, lo condussero all'Areòpago e dissero: "Possiamo sapere qual è questa nuova dottrina che tu annunci? 20 Cose strane, infatti, tu ci metti negli orecchi; desideriamo perciò sapere di che cosa si tratta". 21 Tutti gli Ateniesi, infatti, e gli stranieri là residenti non avevano passatempo più gradito che parlare o ascoltare le ultime novità. 22 Allora Paolo, in piedi in mezzo all'Areòpago, disse: "Ateniesi, vedo che, in tutto, siete molto religiosi. 23 Passando infatti e osservando i vostri monumenti sacri, ho trovato anche un altare con l'iscrizione: "A un dio ignoto". Ebbene, colui che, senza conoscerlo, voi adorate, io ve lo annuncio. 24 Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è Signore del cielo e della terra, non abita in templi costruiti da mani d'uomo 25 né dalle mani dell'uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa: è lui che dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa. 26 Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l'ordine dei tempi e i confini del loro spazio 27 perché cerchino Dio, se mai, tastando qua e là come ciechi, arrivino a trovarlo, benché non sia lontano da ciascuno di noi. 28 In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come hanno detto anche alcuni dei vostri poeti: "Perché di lui anche noi siamo stirpe". 29 Poiché dunque siamo stirpe di Dio, non dobbiamo pensare che la divinità sia simile all'oro, all'argento e alla pietra, che porti l'impronta dell'arte e dell'ingegno umano. 30 Ora Dio, passando sopra ai tempi dell'ignoranza, ordina agli uomini che tutti e dappertutto si convertano, 31 perché egli ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare il mondo con giustizia, per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti". 32 Quando sentirono parlare di risurrezione dei morti, alcuni lo deridevano, altri dicevano: "Su questo ti sentiremo un'altra volta". 33 Così Paolo si allontanò da loro. 34 Ma alcuni si unirono a lui e divennero credenti: fra questi anche Dionigi, membro dell'Areòpago, una donna di nome Dàmaris e altri con loro.
(Atti degli Apostoli 16,16-34)


=== Magisterial Teachings of the Catholic Church ===
{{citazione
| 16 Paolo, mentre li attendeva ad Atene, fremeva dentro di sé al vedere la città piena di idoli. 17 Frattanto, nella sinagoga, discuteva con i Giudei e con i pagani credenti in Dio e ogni giorno, sulla piazza principale, con quelli che incontrava. 18 Anche certi filosofi epicurei e stoici discutevano con lui, e alcuni dicevano: "Che cosa mai vorrà dire questo ciarlatano?". E altri: "Sembra essere uno che annuncia divinità straniere", poiché annunciava Gesù e la risurrezione. 19 Lo presero allora con sé, lo condussero all'Areòpago e dissero: "Possiamo sapere qual è questa nuova dottrina che tu annunci? 20 Cose strane, infatti, tu ci metti negli orecchi; desideriamo perciò sapere di che cosa si tratta". 21 Tutti gli Ateniesi, infatti, e gli stranieri là residenti non avevano passatempo più gradito che parlare o ascoltare le ultime novità. 22 Allora Paolo, in piedi in mezzo all'Areòpago, disse: "Ateniesi, vedo che, in tutto, siete molto religiosi. 23 Passando infatti e osservando i vostri monumenti sacri, ho trovato anche un altare con l'iscrizione: "A un dio ignoto". Ebbene, colui che, senza conoscerlo, voi adorate, io ve lo annuncio. 24 Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è Signore del cielo e della terra, non abita in templi costruiti da mani d'uomo 25 né dalle mani dell'uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa: è lui che dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa. 26 Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l'ordine dei tempi e i confini del loro spazio 27 perché cerchino Dio, se mai, tastando qua e là come ciechi, arrivino a trovarlo, benché non sia lontano da ciascuno di noi. 28 In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come hanno detto anche alcuni dei vostri poeti: "Perché di lui anche noi siamo stirpe". 29 Poiché dunque siamo stirpe di Dio, non dobbiamo pensare che la divinità sia simile all'oro, all'argento e alla pietra, che porti l'impronta dell'arte e dell'ingegno umano. 30 Ora Dio, passando sopra ai tempi dell'ignoranza, ordina agli uomini che tutti e dappertutto si convertano, 31 perché egli ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare il mondo con giustizia, per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti". 32 Quando sentirono parlare di risurrezione dei morti, alcuni lo deridevano, altri dicevano: "Su questo ti sentiremo un'altra volta". 33 Così Paolo si allontanò da loro. 34 Ma alcuni si unirono a lui e divennero credenti: fra questi anche Dionigi, membro dell'Areòpago, una donna di nome Dàmaris e altri con loro.
| Paolo di Tarso, ''Atti degli Apostoli 16,16-34''
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The Doctrine of the Seeds of the Word interpreted as truths of the Gospel being spread throughout human culture is also present in the teachings of the Second Vatican Council. The Decree on Missionary Activity ''Ad Gentes'' affirms:
=== Insegnamenti magisteriali della Chiesa Cattolica ===
In order that they may be able to bear more fruitful witness to Christ, let [Christians] ... acknowledge themselves to be members of the group of men among whom they live; let them share in cultural and social life by the various undertakings and enterprises of human living; let them be familiar with their national and religious traditions; let them gladly and reverently lay bare the '''seeds of the Word''' which lie hidden among their fellows.
([http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_decree_19651207_ad-gentes_en.html Ad Gentes, Ch. II, art. 1, n. 11])


Similarly the Dogmatic Constitution on the Church ''Lumen Gentium'' states:
La dottrina dei '''Semi del Verbo''', intesa come singole verità del Vangelo inseminate nelle culture umane, è presente anche nei testi del Concilio Vaticano II. Il Decreto sull'Attività Missionaria ''Ad Gentes'' afferma:


Whatever good or truth is found amongst [those men who have not yet arrived at an explicit knowledge of God] is looked upon by the Church as a preparation for the Gospel.
{{citazione
([http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19641121_lumen-gentium_en.html Lumen Gentium, n. 16])
| Ma perché essi [''i.e. i cristiani, NDR''] possano dare utilmente [questa] testimonianza, debbono stringere rapporti di stima e di amore con [gli] uomini [che non hanno ancora o hanno appena ascoltato il messaggio evangelico], riconoscersi come membra di quel gruppo umano in mezzo a cui vivono, e prender parte, attraverso il complesso delle relazioni e degli affari dell'umana esistenza, alla vita culturale e sociale. Così debbono conoscere bene le tradizioni nazionali e religiose degli altri, lieti di scoprire e pronti a rispettare quei '''germi del Verbo''' che vi si trovano nascosti.
| [[wikipedia:it:Concilio Vaticano II|Concilio Vaticano II]], [http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_decree_19651207_ad-gentes_it.html Ad Gentes, Cap. II, art. 1, n. 11]
}}


The Declaration on non Christian religions, Nostra Aetate, uses the simile of a ray of light to express the same concept:
Similmente la Costituzione Dogmatica sulla Chiesa ''Lumen Gentium'' afferma:


From ancient times down to the present, there is found among various peoples a certain perception of that hidden power which hovers over the course of things and over the events of human history; at times some indeed have come to the recognition of a Supreme Being, or even of a Father. This perception and recognition penetrates their lives with a profound religious sense. ... The Catholic Church rejects nothing that is true and holy in these religions. She regards with sincere reverence those ways of conduct and of life, those precepts and teachings which, though differing in many aspects from the ones she holds and sets forth, nonetheless often reflect a '''ray of that Truth''' which enlightens all men.
{{citazione
([http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_decl_19651028_nostra-aetate_en.html Nostra Aetate n. 2])
| Infine, quanto a quelli che non hanno ancora ricevuto il Vangelo ... tutto ciò che di buono e di vero si trova in loro è ritenuto dalla Chiesa come una preparazione ad accogliere il Vangelo e come dato da colui che illumina ogni uomo, affinché abbia finalmente la vita.  
| [[wikipedia:it:Concilio Vaticano II|Concilio Vaticano II]], [http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19641121_lumen-gentium_en.html Lumen Gentium, n. 16]


La Dicharazione sulle religioni non cristiane, ''Nostra Aetate'', utilizza l'immagine di un raggio di luce per esprimere lo stesso concetto:


Dopo il Concilio, le metafore dei semina Verbi e della praeparatio evangelica sono state riprese dai Sommi Pontefici. Paolo VI, nell’Esortazione apostolica sull’evangelizzazione, afferma:
{{citazione
| Dai tempi più antichi fino ad oggi presso i vari popoli si trova una certa sensibilità a quella forza arcana che è presente al corso delle cose e agli avvenimenti della vita umana, ed anzi talvolta vi riconosce la Divinità suprema o il Padre. Questa sensibilità e questa conoscenza compenetrano la vita in un intimo senso religioso. ... La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un '''''raggio di quella verità''''' che illumina tutti gli uomini.
| [[wikipedia:it:Concilio Vaticano II|Concilio Vaticano II]], [http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_decl_19651028_nostra-aetate_en.html Nostra Aetate n. 2]
}}


«[Le religioni non-cristiane] sono tutte cosparse di innumerevoli “germi del Verbo” e possono costituire una autentica “preparazione evangelica”, per riprendere una felice espressione del Concilio Vaticano II tratta da Eusebio di Cesarea» (Evangelii nuntiandi, n. 53).
Dopo il Concilio, la metafora dei ''semina Verbi'' e il tema della ''praeparatio evangelica'' sono stati ripresi dai Sommi Pontefici.  


Da parte sua, Giovanni Paolo II, nella sua prima enciclica, scrive:
Papa Paolo VI, nell’Esortazione apostolica sull’evangelizzazione, afferma:


«Giustamente i Padri della Chiesa vedevano nelle diverse religioni quasi altrettanti riflessi di un’unica verità come “germi del Verbo”, i quali testimoniano che, quantunque per diverse strade, è rivolta tuttavia in una unica direzione la piú profonda aspirazione dello spirito umano, quale si esprime nella ricerca di Dio ed insieme nella ricerca, mediante la tensione verso Dio, della piena dimensione dell’umanità, ossia del pieno senso della vita umana» (Redemptor hominis, n. 11).
{{citazione
| «[Le religioni non-cristiane] sono tutte cosparse di innumerevoli “germi del Verbo” e possono costituire una autentica “preparazione evangelica”, per riprendere una felice espressione del Concilio Vaticano II tratta da Eusebio di Cesarea»
| [[wikipedia:it:Papa Paolo VI|Papa Paolo VI]], ''[http://www.vatican.va/content/paul-vi/it/apost_exhortations/documents/hf_p-vi_exh_19751208_evangelii-nuntiandi.html Evangelii nuntiandi], n. 53''
}}


Papa Giovanni Paolo II, nella sua prima enciclica, scrive:


The Catechism of the Catholic Church states:
{{citazione
| «Giustamente i Padri della Chiesa vedevano nelle diverse religioni quasi altrettanti riflessi di un’unica verità come “germi del Verbo”, i quali testimoniano che, quantunque per diverse strade, è rivolta tuttavia in una unica direzione la piú profonda aspirazione dello spirito umano, quale si esprime nella ricerca di Dio ed insieme nella ricerca, mediante la tensione verso Dio, della piena dimensione dell’umanità, ossia del pieno senso della vita umana»
| [[wikipedia:it:Papa Giovanni Paolo II|Papa Giovanni Paolo II]], ''[http://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_04031979_redemptor-hominis.html Redemptor hominis], n. 11''
}}


The Catholic Church recognizes in other religions that search, among shadows and images, for the God who is unknown yet near since he gives life and breath and all things and wants all men to be saved. Thus, the Church considers all goodness and truth found in these religions as "a preparation for the Gospel and given by him who enlightens all men that they may at length have life."
E il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma:
([https://www.vatican.va/archive/ccc_css/archive/catechism/p123a9p3.htm CCC n. 843])


{{citazione
| La Chiesa riconosce nelle altre religioni la ricerca, ancora "nelle ombre e nelle immagini", di un Dio ignoto ma vicino, poiché è lui che dà a tutti vita, respiro e ogni cosa, e vuole che tutti gli uomini siano salvi. Pertanto la Chiesa considera tutto ciò che di buono e di vero si trova nelle religioni come una preparazione al Vangelo, "e come dato da colui che illumina ogni uomo, affinché abbia finalmente la vita".
| [http://www.vatican.va/archive/ccc_it/ccc-it_index_it.html Catechismo della Chiesa Cattolica], ''n. 843''
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== Overview of the areas touched on ==
== Panoramica delle aree tematiche ==


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