Il Miglio Verde (film)

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Il miglio verde
Tom Hanks e Michael Clarke Duncan in una scena del film
Titolo originaleThe Green Mile
Paese di produzioneStati Uniti d'America
Anno1999
Generedrammatico, fantastico
RegiaFrank Darabont
Soggettodall'omonimo romanzo di Stephen King
SceneggiaturaFrank Darabont
ProduttoreFrank Darabont
Casa di produzioneWarner Bros. Pictures, Castle Rock Entertainment, Darkwoods Productions
Distribuzione in italianoWarner Bros. Pictures
FotografiaDavid Tattersall
MontaggioRichard Francis-Bruce
Effetti specialiIndustrial Light & Magic
MusicheThomas Newman
ScenografiaTerence Marsh
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Il miglio verde (The Green Mile) è un film del 1999 prodotto, scritto e diretto da Frank Darabont, con protagonisti Tom Hanks e Michael Clarke Duncan. Il film è tratto dal romanzo omonimo di Stephen King, pubblicato nel 1996.

Trama

In un giorno piovoso del 1999, in Louisiana, l'anziano Paul Edgecombe, da alcuni anni ospite presso una casa di riposo, durante il sonno ricorda delle frasi sussurrate e durante la visione del film Cappello a cilindro scoppia a piangere. Accompagnato dall'amica Elaine in una stanza privata, inizia a raccontarle la storia dell'anno in cui conobbe John Coffey.

Nel 1935 Paul lavorava nel braccio della morte del carcere di Cold Mountain, chiamato il Miglio verde perché il percorso verso la sedia elettrica, l'ultimo corridoio che i condannati a morte percorrevano, era caratterizzato da una pavimentazione verde cedro. All'inizio della storia Paul lavora con il suo amico Brutus "Brutal" Howell, il più anziano Harry Terwilliger, il giovane Dean Stanton e il viziato, sadico e raccomandato Percy Wetmore, malsopportato da tutti. Il direttore del carcere è Hal Moores, amico di Paul. In quel periodo Paul aveva inoltre una dolorosissima infezione alle vie urinarie.

Un giorno viene portato in prigione John Coffey, un enorme uomo nero apparentemente ritardato mentale e che vive per strada, condannato per stupro e omicidio di due gemelline, Cora e Kate Detterick. A dispetto dell'imponente mole, John si mostra fin dall'inizio molto fragile: piange di notte, è silenzioso e chiede a Paul di lasciare una luce sempre accesa perché ha paura del buio. Nel braccio della morte sono inoltre detenuti Arlen Bitterbuck, silenzioso pellerossa, e Eduard "Del" Delacroix, americano cajun, vittima degli sfoghi di rabbia di Percy (che gli rompe tre dita a causa di una risatina di scherno).

Brutus trova nel corridoio un topolino, la cui presenza diverte le guardie e i detenuti, tranne Percy che tenta di ucciderlo urlando e spaventando tutti. L'episodio abbassa ulteriormente il livello di sopportazione verso di lui. Dopo l'esecuzione di Bitterbuck, Paul scopre che Percy desidererebbe ardentemente essere "in prima linea", ossia decretare la morte di un detenuto: i due si accordano affinché ciò avvenga, a patto che Percy faccia poi immediatamente domanda di assunzione a Briar Ridge, un istituto psichiatrico dove verrebbe sicuramente assunto grazie alle sue raccomandazioni. Nel frattempo, il topolino viene "adottato" da Del, che lo addestra a spingere un rocchetto di filo dopo averlo battezzato Mister Jingles. Hal Moores comunica a Paul che sua moglie, Melinda, ha un grosso tumore al cervello, assolutamente incurabile.

In carcere arriva un nuovo detenuto, "Wild Bill" Wharton, incontrollabile, fanatico di Billy the Kid, condannato a morte per aver ucciso tre persone durante una rapina in un istituto di credito. Dopo essersi finto drogato nell'ospedale psichiatrico da cui era stato prelevato, appena entrato in carcere attacca le guardie che lo scortano: cerca di soffocare con la catena delle manette Dean, prende in ostaggio Percy palpeggiandolo nel basso ventre, stende con una gomitata Harry e colpisce all'inguine Paul, provocandogli un dolore lancinante. Nella colluttazione l'arrogante Percy rimane impietrito e si rende necessario l'intervento di Brutus, che stende Wild Bill e lo getta in cella.

Mentre le altre guardie ferite vanno in infermeria per farsi medicare, Paul rimane solo e cade a terra dolorante: in quel momento John Coffey lo chiama vicino a sé e, agguantatolo, gli pone una mano appena sotto l'ombelico e gli rimuove il dolore nel giro di qualche istante. Subito dopo sputa un nugolo di moscerini che si dissolvono nell'aria, per poi stendersi stremato. L'infezione di Paul è completamente sparita e quella notte fa l'amore con sua moglie Janice dopo tante settimane.

Le bravate di Wild Bill non si fermano: sputa su Paul, urina su Harry, sputa un tortino al cioccolato addosso a Brutus. Ogni scherzo viene soffocato recludendo il detenuto in cella d'isolamento. La data d'esecuzione di Del si avvicina: le guardie cercano di rassicurarlo promettendogli che porteranno il topino a Mouseville, un fittizio circo di topi, bugia a fin di bene per rincuorarlo prima della fine.

Del, giocando con Mister Jingles, lo fa uscire dalla sua cella. E Percy ne approfitta per schiacciare quasi a morte la bestia, alterando Del. Percy, soddisfatto per il gesto, va a lucidare la sedia elettrica, ma a quel punto interviene nuovamente John Coffey che, preso in mano il topo, lo rianima sputando di nuovo il nugolo di insetti evanescenti. Richiamato Percy, questi accusa i colleghi di aver sostituito il topo, rispondendo con arroganza e facendo infuriare Brutus. Paul minaccia Percy di organizzare un pestaggio di gruppo nel caso continuasse con la sua strafottenza.

Dell'esecuzione di Del se ne occupa proprio Percy, che svela l'inesistenza di Mouseville nei suoi ultimi istanti di vita, ma soprattutto non bagna la spugna che serve a portare l'elettricità dritta al cervello: a causa di ciò l'esecuzione è terribile, Del muore tra atroci sofferenze bruciando dall'interno e non si può interrompere la corrente finché è ancora vivo. Il gesto fa infuriare Brutus e Hal, finché Percy ripete la promessa di trasferimento. Durante l'esecuzione, John tiene il topino tra le mani, ma la bestia infine scappa.

Paul inizia a sospettare che John Coffey sia solo vittima degli eventi: un potere così positivo, di probabile origine divina, non può essere stato dato in mano ad un assassino. Pertanto progetta una soluzione al male che ha colpito Melinda Moores: dopo aver radunato Brutus, Dean e Harry, propone loro di portare il detenuto a casa Moores, facendolo evadere per qualche ora per curare la donna. Il piano viene messo in atto drogando Wild Bill e punendo Percy, che viene legato, imbavagliato e rinchiuso nella cella d'isolamento. Dean, che ha quasi tre figli da mantenere e non può permettersi di perdere il lavoro, rimarrà nel miglio, fingendo che i rumori siano di Coffey spaventato dal buio e che gli altri siano in giro per il carcere.

Fatto uscire John di cella, questi viene agguantato da Wild Bill, che lo altera semplicemente toccandolo. Paul, Brutus e Harry portano John fuori dalla prigione, dove questi assapora ogni istante di libertà guardando il firmamento e respirando l'odore di erba bagnata. Una volta a casa Moores, nel cuore della notte, Hal teme che le tre guardie siano ostaggi, ma infine si fida dell'amico Paul, concedendo a John di entrare nella camera da letto dove vi è una delirante Melinda. Usando il suo potere, John estrae il tumore dalla donna ma non lo sputa immediatamente. Le tre guardie sospettano che sia un tentativo di suicidio ma, una volta tornati in prigione e liberato Percy, questi viene aggredito da John che gli ritrasferisce il male in bocca, rendendolo catatonico. Percy si dirige alla cella di Wild Bill e gli spara, uccidendolo.

John mostra a Paul ciò che ha visto tramite il tocco di Wild Bill: l'uomo lavorava presso casa Detterick come bracciante ed è stato lui a rapire, stuprare e uccidere le due gemelline. John era semplicemente intervenuto per curarle ma, arrivato troppo tardi, era stato trovato dal padre e infine condannato. John ha trattenuto e trasmesso a Percy il male per punire lui e Wild Bill per la loro malvagità. Hal, richiamato nella notte, chiede a Paul se l'assassinio sia connesso agli avvenimenti della notte, ma Paul nega. Infine, Percy viene ironicamente portato a Briar Ridge come paziente.

Paul ora è certo dell'innocenza di John e gli chiede se voglia fuggire. L'uomo è stanco di provare tutte le sofferenze del mondo e chiede semplicemente un'ultima cena e la visione di un film: assieme alle guardie assistono alla proiezione di Cappello a cilindro. Il giorno dell'esecuzione arriva, nella commozione generale dei custodi consapevoli dell'ingiustizia che sta per compiersi. Dopo l'esecuzione, Paul e Brutal chiedono il trasferimento al carcere minorile. Terminato il racconto, Elaine si dimostra scettica riguardo alla storia e alle date: durante il racconto le era stato detto che, quando l'anziano amico era a capo del braccio E, aveva un figlio adulto, cosa possibile solo se Paul fosse ultracentenario nel presente (1999).

Paul porta l'amica su una vicina collina dove, in un casale abbandonato, è ancora vivo dopo decenni Mister Jingles: l'uomo spiega che all'epoca dell'esecuzione di John aveva 44 anni, mentre ora ne ha 108 e gode di buona salute. Tutto questo sembra derivare dai poteri sovrannaturali di John, che ha trasferito parte di sé sia a Paul, quando gli ha mostrato il crimine di Wild Bill, sia al topo, quando l'ha tenuto in mano durante l'esecuzione di Del. Paul ritiene che la sua longevità sia una punizione divina per cui è sopravvissuto alla moglie, al figlio, ai colleghi e infine alla stessa Elaine: questo per aver ucciso un miracolo vivente. Da ultimo Paul rivela di chiedersi continuamente quanto tempo gli resti ancora: considerato che Coffey è riuscito a far vivere Mister Jingles per oltre 60 anni e che un topo in genere ne vive appena 3, è verosimile che Paul debba percorrere il proprio "miglio verde" ancora a lungo.

Copertina del libro

Riferimenti biblici

(Le seguenti riflessioni sono di Darya Paramonova e sono tratte da https://linea20.blog/2019/03/11/the-underlying-symbolism-in-stephen-kings-the-green-mile/.)

John Coffee figura di Gesù Cristo

Il nome del protagonista è John Coffey, di cui le iniziali J.C. fanno riferimento a Gesù Cristo, a detta dello stesso Stephen King. Egli rappresenta in certo qual modo un Messia, inviato da Dio a duemila anni di distanza da Gesù. Ciò spiega i suoi poteri straordinari, la sua gentilezza e la sua benevolenza, l'abilità di guarire e prendere su di sé i mali altrui. La statura è imponente, ma nonostante l'apparente forza fisica, si tratta di un uomo che ha molto sofferto in vita, non solo per le ingiustizie e le false accuse e le conseguenti pene, ma anche per il fatto che sente il dolore di tutti coloro con i quali viene a contatto:

«Sono proprio stanco del dolore che percepisco, capo. Sono stanco di andare sempre in giro solo, come un passero nella pioggia. Stanco di non poter avere mai un amico con me che mi dica dove andiamo, da dove veniamo e perché. Sono stanco del male che gli uomini fanno agli altri uomini. Lo sento come dei frammenti di vetro nella testa. Sono stanco di tutte le volte che avrei voluto aiutare e non ho potuto. Sono stanco di stare nel buio. Più che altro è il dolore: ce n'è troppo. Se potessi farla finire, lo farei. Ma non posso.»

(John Coffee in Stephen King, Il Miglio Verde)

Ogni volta che esercita il suo potere di guarigione, rilascia uno sciame di mosche che gli escono dalla bocca, che sta a significare il male della malattia e del dolore che, avendo assunto su di sé, espelle per via del proprio corpo. Nella Bibbia, la divinità filistea / fenicia di Ekron Beelzebul (significato in ebraico Baal il principe) viene chiamato Beelzebub, forse in modo denigratorio, visto che il significato in ebraico di quest'ultimo nome è Signore delle Mosche:

La stessa divinità è citata anche nel Vangelo di Matteo quando Gesù viene accusato dai farisei, accostando così questa divinità a Satana:

Le mosche sono considerate come qualcosa di fastidioso, e simboleggiano così il male:

Quando John Coffee assume su di sé i mali altrui e poi li disperde attraverso lo sciame di mosche, viene in mente la frase di Giovanni il Battista che addita in Gesù il Messia atteso:

«Quello spirito di discordia, che mi confondeva i pensieri come delle dita forti che setacciano la sabbia o i chicchi di riso, non c'era più. Pensavo di capire perché Harry poteva agire quando Bruto e io stavamo in piedi, disperati e indecisi, davanti al capo. Harry era stato con John… e qualunque è lo spirito che oppone l'altro demoniaco, era in John Coffey quella notte. E quando John si fece avanti per confrontare Guardiano Moores, era quell'altro spirito – qualcosa di bianco, così lo concepisco, come qualcosa di bianco – che ebbe il controllo della situazione. Quell'altra cosa non scomparve, ma vedevo che si ritirava come un'ombra davanti ad una luce fortissima.»

(Stephen King, Il Miglio Verde)

La scena in cui John Coffee salva Melinda, la moglie del Guardiano Moores, è un riferimento al brano evangelico nel quale Gesù guarisce l'indemoniato geraseno. Melinda è pallida e fuori di sé, quasi che fosse indemoniata: la sua stanza puzza terribilmente, e lei impreca continuamente in maniera blasfema contro tutto e contro tutti. Quando poi viene guarita da John, il quale le dimostra tenerezza e bontà, lo sguardo di lei da inferocito e incattivito si trasforma in gentile e grato:

«"Ti ho sognato", disse Melinda con una voce pacata e pensosa. "Ho sognato che stavi vagando nel buio, e così anch'io. E ci siamo trovati."»

(Stephen King, Il Miglio Verde)

Eduard Delacroix figura di Disma il buon ladrone

L'altro detenuto Eduard Delacroix sembra essere il Buon ladrone del Vangelo, messo in croce vicino a Gesù. Infatti Delacroix aveva commesso dei crimini efferrati nella vita, eppure in questo contesto adotta un topo a cui dà il nome Mr. Jingles, un esserino insignificante del quale cui nessuno farebbe caso, eppure Delacroix gli dimostra tanto affetto e tanta premura. Lo stesso nome Delacroix fa riferimento alla croce, di Gesù e dei ladroni accanto a lui. Il Guardiano Paul Edgecomb racconta di aver avuto un sogno di John Coffee in croce accanto a due ladroni (e questi sarebbero Eduard Delacroix e il guardiano Percy Wetmore rispettivamente il "buono" ladrone e il "cattivo" ladrone).

«Vorrei dire che non so perché mi sentivo così – nessuno vuole dire qualcosa che poi li farà sembrare ridicolo – ma la verità è che io lo so, e se posso dire la verità quanto al resto, suppongo posso anche raccontare la verità di questo. Per un momento mi sono immaginato che ero io quel topo, e non un guardiano ma semplicemente un altro dei criminali condannati lì sul Miglio Verde, accusato e condannato eppure ancora in grado di guardare dignitosamente in alto verso una scrivania che doveva sembrare miglia più in alto (così come il trono del giudizio di Dio sembrerà un giorno ad ognuno di noi), e verso quei giganti dalle voci alte con le giacche blu che vi si siedevano.»

(Stephen King, Il Miglio Verde)

I guardiani figura dei centurioni

I quattro guardiani della prigione sono come i centurioni che hanno accompagnato Gesù alla croce condannandolo a morte, semplicemente perché era loro lavoro farlo:

«Nel giorno del giudizio, quando starò ritto in piedi davanti a Dio, e mi chiede perché ho ucciso uno dei suoi veri miracoli, che cosa potrò dire? Che era il mio lavoro farlo? Il mio lavoro?»

(Stephen King, Il Miglio Verde)

Hal Moores figura di Giuda Iscariota

Il Guardiano Hal Moores è in qualche modo la figura di Giuda Iscariota, visto che in modo alquanto vigliacco firma la condanna a morte di John anche dopo che questi gli ha guarito la moglie.

Burt Hammersmith figura di Ponzio Pilato

Mentre Burt Hammersmith, il pubblico difensore, è in qualche modo la figura di Ponzio Pilato per la sua indifferenza ed il suo cuore gelido, quando manda a morte un uomo innocente senza nemmeno approfondire la verità del caso, in maniera del tutto meccanica e alquanto burocratica.